Vuoi un pomodoro trasformato senza alcun tipo di sfruttamento?
Questa storia è così interessante che ho scelto di riportarvela pari passo come la propone Don Pasta selecter, al secolo Daniele De Michele. Io ho conosciuto i ragazzi di “Funky Tomato” solamente il 17 luglio al Funky Tomato Party con Woop food, per ora ho solamente acquistato e cucinato la loro salsa di pomodoro, la qualità è ottima, il sapore di pomodoro è intenso ma quello che colpisce al pari livello della materia prima è il contenuto sociale e culturale.
Ora desidero portarlo nelle vostre cucine e nelle vostre famiglie!
L’ Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro. Ne produciamo così tanto e a un costo così basso che facciamo concorrenza alla Cina in un mercato come quello africano. In Ghana, dove la coltivazione del pomodoro era tradizione, i contadini nell’arco di 15 anni, pian piano hanno abbandonato le terre perché produrre pomodoro non è più redditizio visto il basso prezzo della conserva importata da Italia e Cina. Ma il paradosso è che molti dei lavoratori stagionali che raccolgono pomodoro nei campi in Puglia, nella piana della Capitanata o sui campi nella provincia di Salerno sono immigrati ghanesi. Giunti sulle coste del Sud Italia con uno dei barconi alla ricerca di un futuro migliore. I pomodori sono veramente un esempio dello sfruttamento dei caporali che impongono 3,50 euro all’ora e 0,50 sono del caporale. 300 kg di raccolto e condizioni disumane per 20 euro al giorno di lavoro.
L’economia sociale ha un problema annoso e all’apparenza irrisolvibile. Come rendere un progetto economicamente sostenibile in un mare-mercato di squali.
Anche senza essere duri e puri, troppe sono le variabili che il mercato agroalimentare mette in gioco e che convergono in un’unica semplice regola: ridurre i costi all’osso, strozzando chi ha a che fare con la terra. Non si contano i casi di contadini falliti perché l’accordo con la grande catena commerciale era stipulato all’eterno ribasso, sino a diventare anti-economico. Perché tanto ci sarà sempre qualcuno che ti venderà i pomodori alla metà del prezzo. Due sono le conseguenze: la prima è che per comprimere i costi si deve schiavizzare la forza lavoro, la seconda è che per avere rese “pompate”, si deve far diventare i pomodori delle bombe chimiche.Ma perché il produttore accetta nonostante tutto di stare al gioco, di restare in quel mercato omicida? Talvolta è complice, squalo a sua volta o si pensa più furbo degli altri. A volte pensa di non avere scelta, perché non crede alle favole. Ma qualcuno ci crede ancora. Funky Tomato è una di queste, una favola che è diventata progetto e che, nel suo sfidare le leggi che lo sottendono, ha scoperto l’uovo di Colombo. Creare una rete di consumatori che amano sapere che le passate di pomodoro della loro pasta sono pulite, senza veleni. Una rete di consumatori che è sempre più indignata nel sapere che i pomodori che acquisti sono all’origine delle nuove forme di schiavismo, del nuovo caporalato nelle campagne del Sud Italia, ed è felice di sapere che esiste un progetto in cui gli schiavi sono diventati produttori essi stessi, di ottimi pomodori in un Sud dove le campagne si abbandonano.
Cosi si riprendono le terre, si piantano pomodori sani, si raccoglie, si vende al giusto prezzo, e tutto questo fuori dalle leggi del mercato della grande distribuzione, pagando correttamente il lavoro di chiunque entri a far parte del processo produttivo. Sembra un progetto utopistico che non regge alle leggi del mercato. Ma è li che si scopre che molta, ma molta, più gente di quanto si creda – dai cuochi alle nonne – credono che non sia giusto comprare pomodori macchiati del sangue dei migranti, e credono che una pasta al sugo o una buona pizza hanno bisogno di una passata di pomodoro che sia giusta e che sia ottima.
E’ per questo che talvolta Don Chisciotte vince!
Se siete interessati al progetto: www.funkytomato.it
Questo è ciò avviene nel mercato dei pomodori e in altri prodotti della terra ma, nelle mie personali esperienze in cucina ricordo anche condizioni simili per prestatori di un puro servizio pubblico: lavapiatti e personale di supporto in cucina.
Nella tua condizione va bene qualsiasi lavoro?
Brignano, non coltiva pomodori, ma apparentemente fa i conti con il mondo del lavoro nelle vesti di un lavapiatti.
No.. qualsiasi lavoro NO! Dignità e Rispetto prima di tutto, se ci sono queste componenti iniziamo a parlare e soprattutto io direi iniziamo a rappresentare per vendere e da consumatore a comprare!