Zambia – L’alta cucina della Savana

Il mal d’Africa, l’ultima malattia da cui non guarire mai!

Carl G. Jung, il padre fondatore della psicanalisi, disse di aver provato un senso di déjà vu nel corso del suo primo viaggio in Africa; guardando fuori dal finestrino del treno che lo stava portando nello Zambia, si sentì come se stesse ritornando nella terra della sua giovinezza:

“Ebbi la sensazione di aver già vissuto questo momento e di aver sempre conosciuto questo mondo”.

Sebbene il mondo africano sia qualcosa di “alieno” rispetto a noi, ciò che noi vediamo ci sembra perfettamente naturale. Jung parlò di:

“riconoscimento di ciò che è conosciuto da tempo immemorabile”.

Lo Zambia mi incuriosisce terribilmente e in queste settimane ho deciso prima di esplorarlo sul web,  poi di immaginarmici immerso, come in un pranzo nel bush con gli elefanti e poi in ultimo proverò,  con il post stesso a convincere mia moglie Elena a portarmici per Natale!

Buon obiettivo no?

“L’alta cucina della savana” esiste davvero! Sul web ci sono diversi articoli che ne parlano in maniera egregia, tocca provarla assolutamente moglie! E’ fatta da ingredienti selvatici e materie prime freschissime come ad esempio la noce del mongongo.  La noce viene cotta a vapore prima di essere spellata per poi essere bollita fino alla separazione del sottile strato di polpa dal seme interno. La polpa viene mangiata e il seme viene messo da parte per poi essere preparato arrosto.  Durante l’arrostimento della noce è evitato il contatto diretto con il fuoco usando la sabbia per distribuire uniformemente il calore della fiamma. Una volta arrostita, la noce si rompe esponendo il soffice velluto di cui è ricoperto il frutto secco interno. 

Nello Zambia la cucina è frutto della passione per l’Africa e della certezza che, se ti guardi dentro e intorno, trovi sempre ciò che ti serve.

Mi colpisce tremendamente questo posto:

l’Elephant Cafè
Zambia

Elephant di Massimiliano Cerutti.

mi trasmette davvero l’idea di un luogo magico, la sua storia e la sua originalità meritano  una visita.

A fine Gennaio 2010, un elefantino solitario di circa un anno si accodò a un branco di elefanti, tratti in salvo prima da siccità e poi da abbattimenti selettivi.

E’ con questo branco di dieci elefanti che ora la titolare trascorre la maggior parte delle giornate all’Elephant Cafè,  ora questo posto è un ristorante tendato ma tutto all’aperto e si affaccia sulle sponde del fiume Zambesi, nel cuore della riserva naturale di Mosi-oa-Tunya.

E’ l’unico ristorante in tutta l’Africa meridionale dove i clienti possono interagire con degli elefanti africani mentre gustano piatti “dell’alta cucina della savana” a base di ingredienti selvatici locali.  All’Elephant esiste un orto organico dove vengono coltivati erbe, frutti selvatici e cibi indigeni dai sapori che raramente si assaggiano fuori dall’Africa.   Tutti i prodotti arrivano da un raggio di trenta chilometri e sono logicamente naturali e poco trattati e raccolti a mano.

Sono riuscito mogliettina mia  a convincerti? Possiamo anche posticiparlo un pochino o selezionare insieme il periodo migliore per i voli ma, fai presto, potrebbe assalirti il mal d’Africa. Avanti tutta! 
Lorenzo.
La fotografia di copertina è stata realizzata da Massimiliano Cerutti
sulla sua pagina Facebook: LINK, ne trovate di stupende!
Grazie per la gentile concessione!

Mindfoodman Lorenzo Natolino

Semplicemente Mindfoodman Un uomo che in cucina si prende consapevolmente cura di sè, della sua famiglia e dei suoi simili.