Capita solo a me di avere ciclicamente una maledetta voglia di ristorante cinese? Una particolare e curiosa attrazione verso un tipo di cucina cosi lontana dalle mediterranee specialità di casa Natolino.
Oltre agli involtini primavera e al pollo alle mandorle la cucina cinese a Milano è molto di più!
Proprio in questo periodo stiamo vivendo la seconda vita dei ristoranti cinesi, dove qualità e creatività ora si stanno “milanesizzando” e vanno veramente a braccetto.
Grazie alla copertina di Cristina, anche un titolo cosi poco chiaro diventa semplice; la scoperta della Cina a Milano passa proprio dalla cucina. La Cina in cucina è veramente questa!
Insieme a me, buona parte dei milanesi si erano lasciati incuriosire a suon di gran riso alla cantonese; locali un po’ pacchiani dominati da cineserie a buon mercato e da un esotismo falso. Risultato:
Un fuoco di paglia! che però andava e catturava una fetta di ristorazione.
Nella nostra compagnia li provavamo per scommessa; William; soprannominato “Il Rosso” per l’inconfondibile “pel di carota”, lanciava puntualmente la scommessa:
“Cena pagata per chi si mangia tutto il piatto di spaghetti di soia!”.
Erano orribili e totalmente contrari al nostro palato!
Li abbiamo etichettati subito; qualità scadente, prezzi bassi, ristoratori privi di cultura gastronomica e sapori sempre uguali riuniti sotto il cappello del signor Glutammato!
Non sapevamo nemmeno si chiamasse glutammato quindi lo chiamavamo “sapore cinese copri-tutto”.
Intorno fine anni novanta tutto sembra poi naufragare, nessuno più credeva nella cucina cinese e diventava un’impresa ritrovare ombra delle lanterne rosse fuori dai locali milanesi. Fino ai primi anni duemila è stata crisi profonda, per ripartire si è fatto ricorso ad un falso per eccellenza: la formula All-You-Can-Eat.
Personalmente meglio non esprima giudizio in merito, lascio qui di seguito un link: FATTO ALIMENTARE
Metà dei ristoranti etnici non è in regola: quello che traspare dai risultati di una campagna di controlli mirati dei Nas.
Caspita dopo il duemilacinque era difficilissimo trovare a Milano un vero tradizionale cinese; pochissime eccezioni fatte per lo più da famiglie cinesi residenti in Italia ormai da moltissimi anni:
un esempio tra tutti il Ta Hua. Uno dei miei preferiti!
Fino a quando, la Cina comincia a diventare quella che poi sarà una vera superpotenza! Siamo intorno al duemilacinque e il turismo, verso la Cina, riprende a gonfie vele.
Al ritorno, gli italiani, spesso via per lunghi soggiorni di lavoro, raccontano entusiasti la bontà di piatti mai assaggiati in Italia, evidenziando che proprio non esiste traccia di queste portate nel nostro modo di fare ristorazione.
Perché in Cina esiste una vera tradizione eccola:
Adesso i figli degli immigrati cinesi crescono spesso e volentieri hanno:
- spirito imprenditoriale da vendere
- un papà con un bar alle spalle.
Sono pronti a studiare ristorazione e ad investire con un approccio differente alla cucina.
È il momento!
Milano con expo duemilaquindici è un vero incubatore, primo a intercettare mode e a diffonderle, a generare nuove ossessioni, il capoluogo lombardo è il centro nevralgico delle nuove scoperte culinarie.
Intorno a un tavolo o davanti a un bancone non fa differenza; ecco dunque che il riso alla cantonese ha fatto posto al sushi, la tempura al ramen e così via.
La Chinatown di Paolo Sarpi, con la crescita degli ultimi dieci anni, prolifera e non parliamo dei soli ravioli cinesi della Ravioleria Sarpi: eccellenti peraltro; ma anche e soprattutto di vere oasi esotiche che puntano sui sapori piccanti 🌶 e speziati della regione del Sichuan.
A questo punto le macro-soluzioni per sedare la mia voglia di Cina sono due:
- Compro prodotti orientali e me li cucino a casa dopo un adeguato corso formativo amatoriale.
- Mi lascio guidare alla conquista di nuovi taste-explore per Mindifoodman. Comincio a costruire la mia esperienza per ristoranti cinesi e.mi affido a loro per sfamare le mie voglie.
Nel primo caso vi segnalo un ottimo sito CUCINA INTERNAZIONALE
Due ragazzi: una australiana, Elisa, ed un italiano doc, Giulio. Due amanti del cibo etnico, che hanno assaggiato la cucina autentica in giro per il mondo.
Sul loro sito ho trovato una metodologia esemplare nella preparazione di ricette orientali perfette come quella degli omnipresenti mantou o bao. Non importa in quale parte della Cina tu vada, potete sempre vedere, annusare e mangiare questi panini al vapore appena cotti dai ristoranti più eleganti fino ai piccoli carrelli di cibo da strada.
Ora la parola “ramen” non fa più paura ed ha la stessa capillarità di una pizza per le vie del centro meneghino. I “wanton” sono entrati nel nostro dizionario e nel prossimo post sulla Cina vorrei raccogliere per voi una selezione dei migliori ristoranti cinesi di Milano.
Mi prendo questo impegno con voi e per il momento chiudo il punto 1.
Segnalandovi dove poter reperire i prodotti orientali a Milano e soprattutto nella Chinatown: triangolo Sarpi-Montello-Canonica.
La prima, obbligatoria, tappa è da Kathay Via Rosmini 11 Via Canonica 54, il più noto alimentari internazionale della città.
Milan Store di via Padova 90, New Continental market di viale Monza 22 oppure Hu Foods (via Paolo Sarpi ang. via Rosmini), supermercato tutto cinese all’interno dell’Oriental Mall.
Qualche esempio di prodotto?
Salsa di soia e olio di sesamo, noodles pronti da reidratare, preparati per brodo, ma anche platano e zenzero fresco, tè bianco, nero e verde a prezzi decisamente competitivi e di buona qualità.
Ravioli, peperoncini cinesi di qualsiasi dimensione, rossi e verdi, aglio cinese.
Spaghettini di soia e di riso, funghi shitake, coriandolo (molto più intenso di quello del supermercato).
Bhe.. segnalatemi qualsiasi nuovo posto e imperativo:
“Aprite la vostra mente alla scoperta del gusto orientale!”
Vi stupirà!
A presto Lorenzo “nǐ hǎo” o 你好.
#Mindfoodman – @Mindfoodman