Una notizia di qualche tempo fa mi aveva sorpreso e stupito: in Danimarca alcune insegne di GDO avevano vietato la vendita di avogado provenienti dal Cile.
Perché mai?
Semplice, le coltivazioni di avocado si stanno trasformando in una minaccia per gli esseri umani: sono piante che hanno bisogno di tantissima acqua che viene così sottratta alla popolazione locale. Sembra impossibile ma è vero, per produrre un 2 frutti medi di avocado (500g) servono circa 272 litri di acqua, una enormità se pensate che per 500 grammi di lattuga ne servono “solo” 20 litri.
Ma non è finita, più o meno nello stesso periodo ho letto un articolo pubblicato da “The Guardian” in cui si spiegava che in Messico la coltivazione di avocado “costa” 690 ettari di terreno all’anno, sottratti alla foresta locale. Giusto per dare un’idea, stiamo parlando di una superficie pari a circa 985 campi da calcio.
Ma porca miseria, è un frutto buonissimo, fa bene alla salute, è ricco di proprietà, ma come fare per non rinunciarci senza essere complici di questo disastro, ci sarà un modo più sostenibile per coltivarlo?
Sì, un modo c’è.
Nei primi anni 60 la facoltà di Agraria di Catania incominciò i primi esperimenti ed ora la cosa è diventata un business vero e proprio.
Andrea Passanisi, inventore del marchio “Avocado siciliano“, racconta come abbia deciso di recuperare terreni incolti (o a rubare qualche fazzoletto di terra ai limonaie e aranceti curati dai genitori) per avventurarsi nelle coltivazioni esotiche. Oggi la sua terra produce 160 tonnellate di avocado biologico all’anno.
Sono frutti di qualità eccellente migliore per molti aspetti di quelli che arrivano dal Messico e Cile. In Sicilia vengono coltivati recuperando l’acqua a 130 mt. di profondità, in parte vengono venduti in Italia ed il resto in Francia, Belgio e Polonia.
Oggi in Sicilia ci esisto 100 ettari coltivati ad avocado, siamo lontanissimi dai 15mila ettari d’avocado della Spagna, per ora il vero tropico d’Europa.
Ma le distanze si stanno accorciando.
La Cooperativa siciliana Le Galline Felici, produce soprattutto agrumi, ma ha tra le altre cose portato a termine un progetto entusiasmante:
“La scelta concreta di 7mila famiglie francesi e belghe ha prodotto l’impianto di quasi 4 ettari di avocado, in agricoltura più che biologica, ponendo le condizioni perché 7/8 persone abbiano un futuro lavorativo e sottraendo quei 4 ettari all’abbandono o a colture d’incerta destinazione.”
Una terra coltivata a frutteto sempreverde produce ossigeno che un frutteto abbandonato, specie qua a sud, non produce. Se coltivata nel rispetto della natura (e degli umani) ne produce di più e non provoca inquinamento, produce soddisfazione. Ne produce ancora di più se coltivata con amore e con le aspettative di chi utilizzerà i suoi prodotti? Non si sa con certezza, la ricerca è in corso….
Sicuramente produrrà una quota maggiore di felicità, per tutti, chi produce, chi mangia, chi passavicino a quelle contrade.
Riccardo ci ha condotto per mano lasciandoci un idea dei “numeri” e delle difficoltà che questo stupendo frutto ha in fase di coltivazione, ora insieme vedremo un esempio di valorizzazione sulla nostra tavola — >LINK GUACAMOLE
Note e Curiosità su questo frutto:
L’Avocado ricorda la forma dell’utero ed è in in grado di bilanciare gli ormoni e prevenire il cancro al collo dell’utero. E’ sorprendente come, se per un bambino ci vogliono esattamente 9 mesi affinché si sviluppi nel grembo materno, occorre lo stesso tempo all’avocado per trasformarsi in un frutto maturo.