E' lei l'artista?

E’ lei l’artista?

 

Questo è un meraviglioso post scritto da un amico: Riccardo NAVA

Riccardo, oltre ad essere un collaboratore di MindFoodMan, è un artista e nei suoi quadri io rivedo tutto l’entusiasmo e lo stupore di un bambino.

Perchè in fondo tutti noi vorremmo essere come i bambini, pronti a scoprire il mondo con entusiasmo.

Ve lo lascio in forma integrale ovviamente con le sue illustrazioni

a presto LORENZO

 

 

Una battuta, è incominciato tutto con quella che sembrava una battuta, una scemenza detta quasi per
rompere il ghiaccio.

Lei era entrata in galleria nella pausa pranzo, circa quarant’anni, sguardo intelligente,
non una strafiga ma una donna più che piacente.

Aveva guardato i quadri esposti in galleria distrattamente, ma sembrava apprezzarli.
Scusate, ho saltato i convenevoli, mi chiamo Giulio e ho 50 anni, sono un artista, dicono, ma in realtà sono
solo un pittore autodidatta che sta avendo, nonostante tutto, un discreto successo tra amici e parenti.

La galleria in cui è entrata la tipa di prima altro non è che un negozio sfitto e malconcio a Milano, sui navigli,
ma adesso si chiamano Temporary Shop anche se secondo me rimangono dei negozi sfitti e malmessi.
Mi sono fatto convincere dai miei amici, non hai moglie né figli, mi hanno detto, investi due lire in questo
tuo talento, provaci almeno.

Così ci ho provato, ho affittato il temporary shop, che per me rimane sempre un neg.. beh lo sapete, ed
eccomi qui a intrattenere i pochi interessati che entrano.

A dire il vero entra parecchia gente, ma pochi
sono interessati, qualcuno chiede “è lei l’artista?”  e io ho due tipi di risposte.

Se sono di buon umore rispondo sorridendo e indossando una luminosa faccia da cazzo “si sono io, mi dica”, ma il più delle volte avendo le palle in giostra rispondo “no, io sono solo quello che li ha dipinti”.
Capite bene perché non ne vendo.
La tipa invece non mi ha chiesto niente, si è avvicinata mi ha guardato, ha guardato la mia polo blu notte
con il colletto arancione fluo (non voglio sentire commenti, è bellissima) poi ha allungato il collo guardando
il quadro alle mie spalle e sorridendo ha detto “lei si confonde con il suo quadro, stessi due colori, lei
sembra venire assorbito dal quadro che ha dipinto”.
La frase non era una stupidata, sembrava davvero così, ma non era quello il problema, la questione
irrisolvibile era il suo sorriso, di una bellezza disarmante, così bello che avrei voluto essere vestito del colore
del suo sorriso.
La guardai e non dissi niente, sorrisi.
Lei indossava uno spolverino, si dice ancora così? Un impermeabile leggero, un soprabito, avete capito cosa
intendo? Aveva i primi due bottoni slacciati e si vedeva che indossava una camicetta con un motivo floreale
appena accennato ma da cui si percepivano benissimo l’azzurro, il lilla e il giallo.
Il destino aveva volto che in fondo alla sala ci fosse, proprio dietro di lei, un mio quadro con quei colori, gli
stessi, uguali, gli stessi colori usati sia dallo stilista che dall’artista. Va bene artista adesso, devo tirarmela un
po’, voglio fare lo splendido, lei mi piace.
Delicatamente le prendo un braccio e le chiedo di togliersi il soprabito, lei senza imbarazzo mi guarda e se
lo toglie, il suo sguardo era il tipico sguardo che esprime questo concetto “dove vuole andare a parare sto
pittore?” Avrei preferito artista, però.
Comunque sta al gioco, lascia cadere il soprabito su una sedia e si lascia portare davanti all’altro quadro.
Si accorge della coincidenza, prende in mano la situazione e mi chiede “Posso anch’io essere assorbita dal
quadro che ha dipinto e vedere da vicino il suo talento e scoprirne i segreti?”
In certi momenti penso veloce e questo è una di quelli, la sfido e rispondo “libera di curiosare nel mio
talento a un patto, domani porto un quadro nuovo, lo farò stanotte, la aspetto vestita con i colori che
userò.”
“A domani”, recupera il suo soprabito ed esce senza girarsi

Sono le due di notte, ho finito il quadro, mi piace: bianco, nero, verde e poco magenta.
Pausa pranzo, sono teso, non ho dormito, il suo sorriso, la sua complicità, il suo stare al gioco mi hanno
tenuto sveglio.
Eccola.
Entra, è bella, il soprabito la fascia evidenziando forme che ieri non avevo notato. Cazzo ha le scarpe verdi,
lo stesso verde oliva che ho usato io, e si vede benissimo spuntare dal soprabito, dagli stessi due bottoni
slacciati di ieri una camicia a quadri bianca e nera.
Lei guarda il quadro e scoppia ridere, si apre il soprabito e vedo che la cintura ha delle piccole borchie
magenta.
Diventa seria, rimanendo sempre bellissima, mi fissa e uscendo mi dice “Le do la rivincita, ci vediamo
domani, ma mi raccomando, artista, osi, osi di più, si faccia guidare dal suo talento.”
Cosa avrà volto dire?
Sono nel mio studio, è mattina e il quadro nuovo mi guarda imponente, 140 per 140, ci starà in macchina?
E’ stato un parto difficile, non sapevo come farlo, con che colori, mi sentivo bloccato. Poi l’ispirazione, di
colpo ho “visto” il quadro e in pochi minuti l’ho fatto.
Ho dovuto farmi prestare un furgone, in macchina non c’entrava, anche in galleria non c’era spazio, ho
dovuto metterlo in magazzino, nel retro, appoggiato al muro, ho messo un faretto per illuminarlo, va bene
così.
Sono le 11,30, manca più di un’ora alla pausa pranzo ma lei arriva inaspettatamente in anticipo.
Ha il soprabito allacciato fino all’ultimo bottone, mi chiede “dov’è il quadro?” io rispondo con un cenno
indicando la porta del magazzino.
Lei si toglie le ballerine rosse, apre la porta e si toglie il soprabito.
Faccio fatica a vederla, completamente nuda si confonde con il mio quadro dipinto usando un solo colore: il
color rosa carne.
Il quadro sembra davvero fagocitarla, intravedo il suo seno, le gambe affusolate, poi più niente.
Sposto il faretto per illuminare meglio la stanza, il soprabito e le scarpe sono sparite, guardo meglio e vedo
una scritta, tono su tono, rosa carne su rosa carne, si fa fatica a leggerla, ma sono sicuro, c’è scritto:
“Artista, osi, osi di più si faccia guidare dal suo talento”

Mindfoodman Lorenzo Natolino

Semplicemente Mindfoodman Un uomo che in cucina si prende consapevolmente cura di sè, della sua famiglia e dei suoi simili.