Il boccone del prete

Domenica a pranzo, quando ormai nel piatto era rimasta solo una micro-forchettata di carbonara, pensavo:

“Ma questo ultimo boccone con il suo contenuto magico di sapore ed emozione perché ha una durata cosi breve? Come posso allungare la vita del boccone del prete? ”

carbonara

L’ultima forchettata di una carbonara

L’ultimo boccone di un buon piatto, riflettevo guardando l’uovo semi-coagulato con l’amido della pasta e la pancetta croccante, è buono anche lui,   ma,  non c’è niente da fare, ha un sapore diverso, leggermente più amaro.

Sarà che lo sai che è l’ultimo, che porta con sé questo senso ineluttabile di fine, mentre tutti quelli prima no.   Perché tutte le forchettate  prima dell’ultima le metti in bocca sapendo che dopo ce ne sarà ancora un altra, che quel gusto lì che stai gustando lo sentirai di nuovo. Non è mica una consapevolezza da poco.

L’ultimo no. L’ultimo è l’ultimo e lo sai, dopo al massimo puoi ricominciare con un altro piatto, magari pure più buono, ma quel piatto lì non c’è più, è finito. pufff

Si si, prendimi per matto, tanto lo sappiamo che capita anche a te!, ho avuto anche conferma da un amico, il Raffo, anche lui su questa storia dell’ultimo boccone o “boccone del prete” ci ha costruito un teorema e ne conosce il reale valore.

Ogni domenica o ogni pranzo da sua mamma si contende il bottino con papà Luigi e con suo figlio Leo proprio perché sa quanto sia prezioso e cerca di memorizzarne gusto e fragranza.  Penso che dovrei fermarmi a rifletterci meglio su questo problema che ho con gli ultimi bocconi, perché mica è la prima volta! Mi capita sempre di restare così, a fissarli nel piatto con la forchetta a mezz’aria, indeciso se mangiarli o meno.

Dev’essere la consapevolezza di dover affrontare un piccolo ma inevitabile dispiacere.

A volte utilizzo una tecnica tutta mia, lascio il boccone del prete nella pentola e piu tardi, torno a vedere se è ancora lì, i sapori e gli aromi a quel punto si sono raffreddati e hanno sedimentato il giusto! Sono pronti per essere assaltati!

Nulla deve rimanere e la pentola deve brillare contro ogni regola del galateo che non ama gli eccessi, piuttosto predilige discrezione e rispetto, sia verso i commensali che verso l’ambiente, e quindi sarò morigerato anche con questa scarpetta!

In alcuni casi però il galateo, mi viene anche in soccorso, perché la regola prevede:

“evitare se possibile di lasciare il cibo nel piatto quando siamo noi a sceglierlo e preparalo, piuttosto quando il cibo è servito da terzi e non si ha controllo sulle quantità non sentiamoci troppo in colpa per lasciare qualcosa nel piatto.” 

Ecco, sensi di colpa sugli avanzi nel piatto, mai pervenuti in vita mia!  Sono a posto!

Pensa Lorenzo se eri come quelli che lasciano sempre l’ultimo boccone nel piatto!

Raffo chissà quanti ne ha sgridati! Ma lasci il boccone del prete nel piatto?

Secondo gli psicologi abbandonare l’ultimo pezzetto di carne o una foglia di insalata può avere una spiegazione inconscia. Forse per alcuni è un’abitudine: non si vuota mai il piatto, si lascia sempre un avanzo. Perché?

Cesare Maria Cornaggia, docente di psichiatria:

«Qui il cibo non è altro che la metafora di qualcos’altro: il sesso, le piccole gioie quotidiane, i successi sul lavoro, l’abitudine può essere il sintomo di una generale incapacità di godere, fino in fondo, di un piacere».  Ma dietro l’avanzo fisso nel piatto può esserci altro: una voglia di controllo esasperato su se stessi che porta il più possibile a frenare i propri istinti.

Insomma meno male che non ho di questi problemi, probabilmente meglio avere la nostalgia e sperare che l’ultimo boccone non finisca mai oppure utilizza la tua memoria per incamerare odori, sapori e fragranze e portale con te sempre come in questa cenetta a Kyoto con mia moglie ma soprattutto come porti con te i sapori della cucina di nonna.

Indimenticabili ed Indissolubili.     Gnamm

Kyoto

Ultimo boccone a Kyoto

Per chi fosse abituato ad avanzare l’ultimo boccone e anche molto di più…

esistono delle fantastiche ricette sul blog di Lisa Casali per riciclare il vostro avanzo – Link: ECOCUCINA

Vorreste fare un libro illustrato con gli avanzi?

Il libro “La storia che avanza” di Alessandro Lumare è nato così, indugiando con gli occhi nel piatto. Prima si vedono solo avanzi, poi si riconoscono dei personaggi, dei luoghi: c’è la bambina, il topino nella tana, il vecchio albero; aspettano una storia che li racconti.

Buona lettura e Buon ultimo boccone

Lorenzo – Mindfoodman

Mindfoodman Lorenzo Natolino

Semplicemente Mindfoodman Un uomo che in cucina si prende consapevolmente cura di sè, della sua famiglia e dei suoi simili.