Per rispondere a questo dubbio amletico secondo voi chi potevo interpellare se non un autentico lomellino DOCG (sia da parte di padre che di madre).
Quando hai degli ospiti a cena o cerchi un modo originale per cucinare un alimento appena acquistato, puoi utilizzare una rivista oppure scegliere il canale web tuffandoti nel mondo social. Puoi esplorare un blog di video-ricette oppure fare come faccio io!
Chiamo Riccardo tanto, come nel film di Pozzetto & Celentano, lui è peggio di me, non dorme mai!
Riccardo ma tu sei davvero cresciuto in mezzo alle risaie?
Più che in mezzo potrei dire dentro le risaie, da piccolo infatti mi divertivo un mondo ad andare nei campi allagati dove si coltivava il riso. Parlo degli anni 60, non erano ancora ricomparsi in massa gli aironi che ora popolano abbondantemente quelle terre, c’erano in compenso molte rane, rospi e raganelle e si vedeva ancora qualche mondina, residuo di tempi andati, ultimo baluardo di un mestiere in via di estinzione.
C’erano le rane appunto e per noi era un gioco catturarle, si usava una canna da pesca o un lungo ramo di sambuco a cui veniva legata una lenza fatta con un filo di lana o di spago che terminava con una rana senza la pelle e semplicemente legata al filo, senza amo.
L’azione di pesca era semplice, bastava muovere l’esca sulla superficie dell’acqua dei fossi e le rane correvano, morsicavano l’esca e non la mollavano anche se noi prontamente la tiravamo su e con una abile manovra la prendevamo in mano e la mettevamo in un sacco di iuta legato in vita.
Riempire il sacco era facile, non ci voleva una particolare abilità, se non quella di essere pazienti, rapidi e non provare ribrezzo nel maneggiare questo anfibio.
Non era un’attività considerata interessante ne ovviamente remunerativa, in pavese infatti se volevi mandare qualcuno a quel paese, si usava dire “vai a ranare” e non era un invito a nozze.
Per chi, come me, è nato e cresciuto in Lomellina, “andare a ranare” era un gioco e la rana indubbiamente è parte della nostra cultura. Non la vediamo come un essere viscido e ripugnante, per noi ora è una golosità e in passato una insostituibile fonte di proteine come durante le due guerre.
La tradizione lombarda “impone” che le rane vengano mangiate solo nei mesi che abbiano una “R” e questo spiega come mai le varie “sagre della rana” siano sempre ai primi di settembre quando, dopo quattro mesi senza “R”, finalmente si possono mangiare.
A me piacciono molto, ma non le so pulire, questa sì che è una pratica un po’ cruenta e mi fa onestamente impressione vederlo fare, mia nonna era abilissima, prendeva la rana e con un coltello ……. preferisco non scendere nel dettaglio, vi dico solo che in un attimo toglieva pelle e interiora.
Come si cucinavano? Allora come oggi quelle più piccoline infarinate e fritte (si mangia rigorosamente tutto), le altre venivano fatte in “guazzetto” con la polenta, ma secondo me l’apoteosi era “riso e rane”, una minestra di riso cotto in un brodo preparato con le rane (poi disossate una ad una), sedano, carote e porro. Il brodo è delicatissimo, poco grasso e conferisce alla minestra un gusto ed un profumo inconfondibili.
LINK: MINESTRA DI RANE
Ecco Riccardo! Sei riuscito a farmi tornare bambino, con una ricetta tradizionale della cucina povera, che oggi ormai è quasi impossibile gustare ma che lascia vivo l’indelebile ricordo di nonno Rosolino e nonna Giuditta. Per mio nonno, andare a ranare, era una vera professione altro che gioco, aspettava il momento in cui le povere rane cercavano il calduccio nell’argine del naviglio pavese. Lì, costruivano la loro tana e venivano sorprese proprio nel sonno invernale! Nonno Rosolino era tremendo!
Con gli stessi ingredienti della minestra, ma cambiando metodo di cottura, nonna Giuditta procedeva realizzando un gran risotto, ovviamente solo dopo aver pulito le rane nell’identica modalità, descritta abilmente sopra, che utilizzava tua nonna.
In oriente si mangiano ancora le rane, ma si tratta di rane giganti d’allevamento le cui cosce sono grandi come quelle di un polletto, ma di gusto non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle selvatiche che catturava nonno Rosolino e che catturavi con i tuoi compagni di gioco nei fossi tra le risaie.
Ma che ne sanno i cinesi delle rane della Lomellina!
La 45^ edizione Sagra della Rana a Sartirana Lomellina (PV) si è svolta il 31 Agosto al 2 settembre 2018. Una delle feste tradizionali di Sartirana Lomellina è la Sagra della Rana, che si svolge ormai dal 1972 ogni 1° fine settimana di settembre e richiama in Sartirana numerossimi estimatori del batrace fritto.