Varazze, sabato mattina tra gli stretti e intriganti “budelli”,
Proprio di fronte allo storico pastifico, dove sono solito concedere alla mia famiglia un regalo culinario, incontro un’amica che da tempo non vedevo e lei osservandomi con una carrozzina e un bimbo in braccio mi dice:
“Ma che bei bimbi! Sono tutti tuoi?” (unita a un’espressione facciale di sorpresa mista a terrore).
Nicolò, il maggiore in braccio sorpreso e stupito, le risponde prima che io possa proferir parola:
“No! Non tutti suoi anche un po’ della mamma!”
Mi ha anticipato, le stavo ridomandando con leggero umorismo sarcastico:
“No, generalmente a mezzogiorno suonato a comprar ravioli e tagliolini mi porto i figli di tutto il vicinato!”
Come se non bastasse lei ci infila un ulteriore domanda che Nico odia profondamente:
“Sei un bravo bimbo tu? O è più bravo il tuo fratellino?”
Ecco bingo!
Nico ora mi guarda con due occhi che sembrano dire:
“Papà quando me la levi questa di torno!” per fortuna non lo dice ma attraverso il silenzio vanifica lo scarso tentativo di socializzazione continuando a ignorare la situazione.
Quasi per magia lei mette in atto un’azione importantissima, le specifica il motivo per il quale lei ora si trova lì:
“Sai, a me e ai miei bimbi piacciono molto le trofie e i tagliolini fatti qui! Oggi sono qui da Fiorini per comprare il loro cremosissimo pesto!”
Nico: “Anche a me piacciono i tagliolini! Quelli di mia nonna!”
Bho fermiamoci qui, Point of Contact! Ci siamo riusciti, la conversazione può proseguire!
Ho commesso e commetterò moltissimi errori, nel conversare con i miei figli, ma una constatazione importantissima, che spesso anche io dimentico, è che i bambini odiano le domande ma amano ascoltare i racconti.
Se si sente il bisogno di stimolare i bambini a parlare più di sé stessi, occorre prima di tutto partire da sé. Ci siamo in pieno sia con i tempi, è mezzogiorno suonato e ci siamo anche con l’argomento cibo dove notoriamente i “Natolino’s” hanno orecchie ben predisposte.
Guarda che caso, la conversazione ora assume toni differenti, ovviamente la persona non si è accorta di questo nuovo sottilissimo feeling e la conversazione tra di loro è di nuovo in bilico.
Questo succede perché la maggior parte degli adulti, me compreso fino a quando non ci portavo la giusta attenzione, non sa come confrontarsi con un bambino.
Assolutamente inconsciamente, non sanno che i piccoli non amano la conversazione spicciola. Soprattutto quelli molto piccoli non trovano piacere a chiacchierare o talvolta non possono proprio farlo subendo questa farsa spesso senza protestare.
Quando domando a Nicolò: “Nico che pasta butto? Cosa vuoi oggi da mangiare?” comincia il dramma delle non risposte!
Oggi, questa ragazza, dopo aver azzeccato il point of contact, lancia un amo stupendo proprio mentre sento la mano, quella di Nicolò, che inizia a tirare e solamente un racconto o un’azione può coinvolgerlo e contenere l’attenzione.
Alla mia domanda sul tipo di pasta aggiunge un tassello che permette a Nicolò di scegliersi la sua pappa, di disegnarsela sullo splendido tavolo con pennarelli e matite che Fiorini mette a disposizione dei più piccoli.
Ci siamo seduti e per un solo istante, lungo tre minuti al massimo, abbiamo dedicato la nostra attenzione al suo racconto sulle tagliatelle verdi.
Nico si immaginava le tagliatelle di Nonna Pina, quelle gialle dei “quarantaquattrogatti” che il sig. Fiorini (alleato e pastificio magico del racconto), una ad una trasforma in fettuccine, immergendole nella pozione alle ortiche. Proprio così diventano verdi e irriconoscibili a Polpetta, (l’antagonista gatto pancione della serie).
Il protagonista, neanche a farlo apposta, è proprio Nicolò che oggi le sceglie, le acquista e tassativamente se le mangia!
Voce e corpo dell’amica partecipano attivamente al disegno. Uso un tono vocale rassicurante e cerco di creare subito un’atmosfera stimolando Nico a disegnare, mentre mia moglie velocemente finalizza l’acquisto e mi domanda:
“Come le facciamo queste fettuccine?”
L’attenzione verso il disegno ed il racconto non mi permette di elaborare ricette al volo, sarà il frigo di casa a dettare elementi di spunto per la ricetta.
L’amica ora comprende molto bene la leva del disegno, l’ha sperimentata e mi saluta proprio cosi:
“Eravamo partiti in salita… ma siamo diventati grandi amici!”
Sorrido e le strizzo l’occhio, ha capito tutto da sola!
Buon weekend!
RICETTA: Fettuccine alle ortiche, formaggella e asparigina